Testi
ho pubblicato nel 1978 il seguente testo come un manifesto sul retro di un poster che annuncia una grande retrospettiva del mio lavoro alla modern art galerie, vienna. una versione più lunga e rivista del testo successivamente appare nel libro “behauptungen und beschreibungen zum projekt des Orgien Mysterien Theaters”, pubblicato in verlag “das hohe gebrechen” nel 1981 con illustrazioni di günter brus.
1. il castello di prinzendorf è il teatro delle orge e dei misteri.
2. il teatro o.m. sorge al centro del bel paesaggio del weinviertel, circondato da vigneti, campi di grano, gole nel bosco e da una fitta rete di stradine con le cantine.
3. nel parco del castello, nel castello e nei suoi dintorni, in un prossimo futuro sarà messa in scena ogni anno la più grande e intensa festa dell’umanità, la festa dei sei giorni.
4. il creato (tutto l’essente e ciò che accade) spinge attraverso il vivente per arrivare alla percezione di sé stesso. il corso dei mondi, l’intero, crea sé stesso attraverso tutto ciò che è vivo, attraverso tutti gli esseri viventi, gli organi, per conoscere sé stesso.
5. nel paesaggio del weinviertel, il teatro o.m. diventa la dimora della conoscenza viva della nostra realtà dinamicamente immortale, in cui si esperiscono le nostre vere possibilità di esperienza e felicità.
6. l’apice magnifico della festa è la coscienza felice, che vince in sé la creazione attraverso i partecipanti alla festa.
7. la nostra intensità fa avanzare il corso della creazione (la metamorfosi del mondo) e lo porta al suo compimento che risiede nell’infinità.
8. la festa del teatro o.m. è l’invito ad un esperire intenso, estaticamente ebbro.
9. nell’ebbrezza entusiastica dell’esistenza ci identifichiamo con il cosmo intero, con la totalità di tutto ciò che esiste. in un rapporto di causalità noi significhiamo il flusso infinito della metamorfosi del mondo, che allo stesso tempo appare costruttivo e distruttore, che nello spazio dell’eternità incessantemente fa nascere, svanire rinascere i mondi.
10. si celebra il nostro esser qui.
11. il nostro esser qui, il nostro vivere e morire, ha le sue cause diramate, condizionamenti e profezie nel corso cosmico dei mondi, nelle orbite dei pianeti, nell’esistenza delle vie lattee.
12. i partecipanti alla festa si aggirano per le campagne di prinzendorf. processioni e gruppi di persone entusiaste attraversano le vigne e i campi.
13. è bello comprendere la dolce oscillazione di una collina ricoperta di vigne. la curva che porta i vitigni in alto alla collina ci stordisce, ci fa girare la testa. la felicità che ci dà questa curva è quasi insopportabile.
14. le processioni attraversano le stradine per raggiungere le cantine. nel fresco piacevole delle cantine si svolgono radiose e schiette feste. semplici pietanze accompagnano il vino.
15. i sentieri che attraversano i campi di grano sono belli.
16. i sentieri che attraversano i vigneti sono belli.
17. i sentieri che attraversano i frutteti sono belli.
18. i più belli sono i sentieri che portano a valle, percorsi nelle serate o nottate calde d’estate.
19. anche i sentieri che portano a valle, percorsi in una mattina d’estate non ancora calda, sono belli.
20. la vista degli astri e dei loro movimenti ci è sacra, ci entusiasma, ci mette in uno stato di ebbrezza.
21. credo che lo spazio cosmico sia il mio vero corpo.
22. il periodo più bello a prinzendorf è il mese di giugno, quando tutto è dissipatamente in fiore e tutto si ricopre di foglie lussureggianti.
23. la stradina superiore delle cantine di prinzendorf si trova sullo steinberg. le cantine lì non hanno la luce elettrica. quando si entra in una cantina, occorre accendere la candela.
24. per accompagnare il vino aspro è bene mangiare delle pietanze grasse con molto pane. il vino digerisce la carne grassa, la carne grassa consuma il vino.
25. in estate nelle cantine fa fresco, il vino è freddo di cantina.
26. in inverno nelle cantine fa caldo.
27. i fusti di vino sono di legno che respira.
28. gli alzavino sono di vetro.
29. il vino del teatro o.m. è naturale, è semplicemente mosto fermentato senza altri ingredienti.
30. la fermentazione è un processo puro, semplice, paragonabile ad una seconda crescita, che non dev’essere disturbato in alcun modo.
31. oltre all’ebbrezza ed alla dissolutezza orgiastica, l’ubriacatura da vino diventa una bella disciplina che si può apprendere. l’ebbrezza viene domata, dominata, se ne determina l’entità.
32. è bello quando la trattoria chiude avere da percorrere una lunga strada attraverso i campi coltivati e le vigne. il canto dell’ubriaco felice echeggia nella notte stellata. una volta arrivato a casa l’ebbrezza è consumata. rientrato a casa tardi, si sdraia stanco a letto.
33. spesso ho sacrificato l’attività ragionevole del giorno per abbandonarmi all’oscurità ebbra di una cantina. la piena ebbrezza mi ha poi congedato nella luce splendente del sole, per me incomprensibile. spesso però ho fatto esperienza di dimenticare il giorno e la notte nella cantina. lasciavo la cantina per urinare e restavo stupito, gettato nell’ebbrezza ancora più profonda, sotto la volta stellata lucente.
34. nelle vigne ci sono tavoli di trattoria ai quali della gente felice siede, mangia e beve il vino novello. una lieta e dolce ebbrezza riempie gli spiriti degli avventori. si ascolta musica popolare viennese. è bello bere al crepuscolo. quando sorgono le prime stelle, tutti intonano canti tradizionali. si beve fino a notte fonda sotto il cielo rischiarato dalle stelle. molti bevitori solerti e seri, incoraggiati dall’ebbrezza, restano per tutta la notte, finché non assistono al sorgere del sole completamente ebbri, nella pienezza della sbornia.
35. il pasto comune è per noi essenziale come convivialità e compimento della comunione totale. vogliamo riconoscerci a vicenda, essere gli uni negli altri, essere nell’altro, essere in tutte le cose. i vostri corpi sono il mio corpo, per me voi siete il mondo esterno, come io sono per voi il mondo esterno. vogliamo incorporare il mondo esterno. ci incorporiamo, seduti tra amici, la carne dei nostri fratelli macellati per noi, la carne delle piante e degli animali, e beviamo il sangue del frutto, il succo fermentato della vite, perché tutto in noi si trasformi e passando attraverso noi vada oltre di noi. lo stato di felicità della nostra ebbrezza dell’essere deve trasformare noi e il mondo. lo stare in compagnia ci dà un’ebbrezza lieta e realizzazione esistenziale.
36. il dio dioniso significa un principio intensamente vitale, tutt’altro che estinto, determina e entusiasma il corso della vitalità.
37. gli odori ovvi della natura, delle piante, dell’aria, delle pietanze e delle bevande, vengono registrati dalla sensibilità. insieme ad essi vengono percepiti odori prodotti artificialmente, come incenso, bastoncini odorosi e essenze.
38. la vita viene esperita contemporaneamente con tutti e cinque i sensi.
39. il teatro o.m. è una festa di tutti i sensi, e allo stesso modo una festa della combinazione di impressioni sensoriali.
40. i sistemi sinestetici di riferimento determinano la festa del teatro o.m.
41. il mio lavoro principale consiste nel progettare la partitura della festa dei sei giorni. gli odori, i sapori, le sensazioni tattili, i suoni, i colori e la luce nonché il corso degli avvenimenti vengono indicati con precisione assoluta.
42. oltre al mio lavoro principale, voglio scrivere la partitura di una festa che si svolga a prinzendorf durante le quattro stagioni.
43. a prinzendorf l’anno porta doni svariati.
44. all’inizio della primavera, ci allietano l’aria tiepida e il germogliare delle piante. e il significativo canto degli uccelli, anche le notti tiepide di marzo ci fanno comprendere l’equinozio.
45. in primavera si riempiono di foglie cespugli, alberi e viti
in uno sciame di api, fioriscono spruzzando polline. la pienezza verde, fermentante, respirante, fresca e umida delle foglie ricopre tutte le colline. solo adesso il vino novello è pronto, dopo aver avuto il tempo di maturare nelle botti, viene travasato, gli usignoli sbattono le ali nel duomo di foglie del viale dei castagni (nei latifoglie di prinzendorf abitano realmente gli usignoli). i cristiani si recano alla funzione mariana per pregare la madre dell’universo di fronte all’altare stracolmo di freschi e odorosi lillà bianchi, i campi coltivati si tingono di verde umido e succoso.
46. in estate tutti i fiori sbocciano lussureggianti, soprattutto le rose bianche, dall’intenso profumo. i fiori freschi vengono portati agli altari della chiesa. affinché questi e il santissimo vengano ornati prodigalmente e dissipatamente. all’aperto si erigono altari. le processioni del Corpus Domini attraversano le campagne, il corpo del signore viene portato nell’ostensorio per i campi coltivati. nei villaggi si celebrano le prime sagre.
47. la festa suprema dell’umanità, la grande festa dei mondi, il compimento e il superamento della storia, la festa dei sei giorni del teatro o.m. accade ogni anno in quest’epoca a prinzendorf. l’annuncio e la vera esperienza del nostro cosmo, nasce il farsi corpo del cosmo. il cosmo viene riconosciuto come il nostro vero corpo, l’attimo compreso (dalla festa), l’ORA esperito, ci strappa al tiepido vegetare e apporta nella nostra vita la dimensione dell’eternità, causa la realizzazione dell’essere, l’attimo esperito e compreso (l’ebbrezza dell’essere) porta identità con l’essenza della creazione, con il suo muoversi, trasformarsi, accadere incessantemente, nell’infinitezza dell’eternità. quando il giubilo della crescita ha raggiunto l’apice, la gente, gli amici, i fratelli accorrono a frotte alla loro festa, alla festa della vitalità, alla festa dell’assenso di fondo alla nostra datità, del nostro esserci, la festa c’induce ad un ebbro assentire all’essere.
48. a tarda estate il grano è altissimo, è maturato. ovunque c’è la raccolta. anche molta frutta è già stata raccolta. i giorni e le notti sono caldissimi. nella notte di agosto le stelle sono più chiare, nelle serate calde la gente siede davanti alle cantine o cerca refrigerio nelle fresche cantine. nelle serate di agosto il crepuscolo è il momento delle passeggiate più belle. ovunque tra i vigneti e i sentieri nei campi ci sono persone eccitate dal caldo crepuscolo. molte gite terminano in una cantina. altri si uniscono alla gente seduta davanti alle cantine per bere tutti insieme.
49. in autunno c’è la vendemmia e la raccolta della frutta. nella frutta e nell’uva il fruttosio è giunto a piena maturazione. sono le ultime belle giornate calde soleggiate.
il 21 settembre ha portato il secondo equinozio. si mangiano le mele e l’uva. è arrivato il tempo sacro ed entusiasmante della vendemmia. le vigne sono animate da tanti contadini che colgono i grappoli. i carri colmi d’uva vengono trainati dai trattori alle cantine. si pigia il vino, che diventa una massa viscida dolce pervasa di vinaccioli. la pelle degli acini pigiati scoppia, la polpa schiacciata ne fuoriesce, il succo dolce sprizza. è bene immergere un bicchiere nel mosto non fermentato e assaggiare questa miscela di succo d’uva dolcissimo, polpa d’uva schiacciata e vinaccioli. più tardi si beve il mosto pronto alla fermentazione, il succo spremuto dei grappoli.
50. poco dopo la vendemmia le cantine sono piene di pericolosi vasi di fermentazione.
51. le battute di caccia hanno una bellezza triste. la voluttà di morte dei cacciatori e dei cani è molto simile, ma soltanto la sete di morte dei cacciatori si placa nelle cantine. per molti cacciatori, la battuta di caccia termina con la gioia per i trofei sanguinanti e un’ubriacatura.
52. è triste quando i pallini dilaniano le lepri, i fagiani e le pernici.
53. è triste quando una pallottola dilania il cuore di un capriolo, di un cervo o di un cinghiale.
54. è bello però mangiare la selvaggina e accompagnarla con il vino rosso.
55. a ognissanti, quando ci sono la nebbia e la pioggia, tutti i sentieri non asfaltati sono pieni di fango e pozzanghere, nelle cantine si può assaggiare il mosto in fermentazione frizzante e spumeggiante.
56. a tardo autunno, dopo tante gelate in campagna, si può bere il primo vino novello.
57. in inverno, quando l’aria gelida e il vento freddo induriscono la terra, è bene bere il vino eccitante e inebriante nelle cantine calde.
58. gli animali vengono foraggiati, allevati, munti, venduti e macellati.
59. in tutte le stagioni si macellano (per la nostra alimentazione) gli animali nelle fattorie e nei macelli.
60. le lepri e il pollame vengono macellati e sbudellati.
61. le pecore vengono macellate, scuoiate e sventrate.
62. le capre vengono macellate, scuoiate e sventrate.
63. i maiali vengono macellati e sventrati.
64. i manzi vengono macellati, scuoiati e sventrati.
65. il programma del teatro o.m. non è un ritorno sentimentale alla natura, né una demonizzazione della tecnica. questa, se è sensata, viene ammirata. soltanto ciò che è consono alla nostra vera essenza viene ostentato. vengono evidenziati i nostri nessi con la totalità che vanno al di là delle nostre piccole decisioni, un certo purismo di fronte all’essenziale ci determina.
66. enumerazione di semplici attività: cogliere la frutta, innestare la vite, innestare gli alberi da frutta, affondare i semi nell’oscurità fertile, potare i ceppi, raccogliere la frutta, vendemmiare, pigiar il vino, controllare la fermentazione del vino, mungere le vacche, mungere le capre, aiutare durante la nascita e riproduzione degli animali, macellare gli animali, scuoiarli e sventrarli, innaffiare i fiori, piantare, concimare.
67. il divenire e la caducità sono, visti in maniera diversa, soltanto un flusso che mai si esaurisce di accadere, di cambiamento e trasformazione. questo flusso si trasforma nella sua inarrestabilità nella distesa dell’infinitezza e dell’eternità, non c’è più dentro né fuori. tutto si compenetra, tutto si trasforma in sé e a partire da sé verso la migliore delle possibilità.
68. l’azione delle stelle, la nascita e la caducità dei mondi, esaspera la nostra ebbrezza della festa all’estremo, all’orgiastico, al crollo, allo spegnersi di miliardi di galassie e al loro rifiorire, fa trasformare l’orgia della voluttà vivissima in distruzione sadomasochista. la nascita e la caducità sono una cosa sola.
69. il compimento della creazione è paragonabile ad un’esplosione o ad una nascita dolorosa continua.
70. il mondo è tragico, per come noi lo viviamo e conosciamo. è un’abbondanza tragica dell’accadere, gravida di vita e di morte.
71. il tragico è fallire, andare a fondo, venire ritirato. il tragico è la continua metamorfosi nella morte.
72. vivere intensamente è compimento del tragico pieno di vicinanza alla morte e allo stesso tempo magnificenza del superamento della morte.
73. l’estasi, la voluttà, è lo sposalizio con l’immortalità.
74. la catastrofe del dramma, l’evento tragico, il divenire manifesto del tragico, provoca lo sposalizio con l’immortalità.
75. attraverso la catastrofe del dramma si esperisce l’inizio espressivo della creazione. la causa di ogni male, di ogni nascita, l’inizio doloroso viene evocato. si esperisce l’eterno inizio, l’eterno fluire della creazione che allo stesso tempo si distrugge e si riproduce.
76. ne nasce il contrario della dottrina buddista della salvazione. si dice di sì all’inizio di ogni vita, segnato dal dolore, e al tormento della vita, per esperire il giubilo, la risurrezione.
77. l’essenza del tragico è la trasformazione, il mutamento. la sete irrefrenabile di essere trova opposizione, crea dolore.
78. al tragico si oppone la risurrezione. la risurrezione supera il tragico.
79. attraverso la festa dei sei giorni il dramma diventa festa.
80. la risurrezione è il tragico con auspici contrari.
81. la festa del teatro o.m. è un dramma della risurrezione.
82. la VOLUTTÀ dell’eccesso, della percezione orgiastica eccessiva, ci trascina in uno stato in cui il dolore e il piacere supremo sono intimamente mescolati, lo stato della morte e della vita pare manifestarsi in noi contemporaneamente, tra la vita e la morte non appare alcuna differenza. la vita e la morte agiscono come due situazioni separate soltanto nella vita quotidiana, a causa della maniera della percezione umana. l’eccesso dell’esperire mistico dell’essere, l’esperire dell’eccesso fondamentale arriva in prossimità della verità dell’essere infinito. la nascita, la procreazione, la morte, la morte sulla croce e la risurrezione vengono vissute simultaneamente. in noi si trovano l’angoscia e la voluttà dell’assassino e la paura di morire della vittima. noi siamo gli assassini e gli uccisi, ci identifichiamo con il dolore felice e furioso del ritrovamento intenso dell’essere con le forze di trasformazione dell’essere, che allo stesso tempo provocano sempre costruzione e distruzione e ancora una volta costruzione. cadiamo nell’abisso delle tenebre e in un abisso di luce. allo stesso tempo soffriamo attraverso i mondi della morte, della crudeltà e attraversiamo sfrecciando mondi di esperienze di felicità della luce incommensurabilmente chiare di un biancore raggiante e accecante. alla carne cruda, umida e sanguinolenta, dilaniata dall’eccesso dionisiaco, si oppone il gusto di frutta il mattino della risurrezione. il duplice abisso della luce e delle tenebre è l’ESSERE.
83. l’eccesso fondamentale = nella festa il dilaniamento dell’agnello, tutte le orbite stellari attraversano il sangue e i nervi dolciastri della pecora (agnello) il flusso vivo profetico degli atomi intende la costruzione, la struttura, la volta incommensurabile del COSMO (archi della volta, eclissi di sole, spazio privo di luce, orbita, vino di stelle, vino di via lattea, cantine della via lattea) aereo da picchiata in fiamme (nel pulpito), divinità ferite morenti, l’esperienza dell’eccesso fondamentale conosce la forza creatrice, la distruzione e la voluttà amorosa di una commistione di forze sacre distruzione e costruzione di un sistema cosmico nella voluttà dell’eccesso fondamentale distruzione esplosione big bang, eccitazione creativa originaria, nuzialità della distruzione e costruzione nel corpo dilaniato sacrificato (sulla croce) dell’agnello (banchetto pasquale) filosofia del corpo fisionomia degli organi CORPO DELL’ANIMALE filosofia.
84. il teatro o.m. non conosce palcoscenico, né teatro, né attori, né commedianti, il partecipante alla festa è egli stesso eroe del dramma, gli eventi della festa sono la sua capacità di esperire, lo sviluppo della sua capacità di esperire corrisponde agli eventi della festa, alla trama del dramma.
85. la vita stessa diventa evento mediante il teatro o.m.
86. il teatro o.m. non conosce quinte ma soltanto spazio vivissimo del vissuto, il paesaggio di prinzendorf.
87. l’architettura del teatro o.m. è data dall’area del castello, dal castello stesso e dalle stalle che lo circondano.
tuttavia voglio scavare altre strutture teatrali nella terra (sotto terra). per far sorgere un’architettura sotterranea uterina.
88. la nuova forma, non additiva, dell’opera d’arte totale, che ha come trama o sequela degli eventi l’accadere reale, si serve del rumore naturale dell’evento come valore acustico musicale di trasmissione. l’estasi dell’eccesso dionisiaco ha bisogno del rumore, vuole il rumore. la lacerazione sadomasochista di carogne scuoiate, carne cruda e interiora umide viene sospinta dal rumore estatico. il rumore musicale diventa un unico rimbombo. il calore delle viscere tiepide, il calore umido delle viscere sanguinolente. il calore carnale del sangue fresco degli animali macellati, il sangue che spruzza, il morso nella carne cruda urla nella musica, le grida delle partorienti, la paura dei neonati si mescola alla concupiscenza di temporali elettrici caldi come l’utero e molli come il muco e tuono chiaro di vie lattee estranee. si manifesta il rumore delle orbite degli astri, il boato della nascita del cosmo. la rabbia della cataratta, la sete di vivere che scorre attraverso noi ha raggiunto il culmine. il vortice del tuono pulsa attraverso il cosmo. il corso infinito diviene l’armonia della concupiscenza divenuta rumore.
89. nel 1975, con l’aiuto dell’associazione per la promozione del teatro o.m., fondata nel 1972, è stata realizzata una giornata della festa di sei giorni. l’azione è durata 24 ore, dall’alba all’alba.
90. prego tutti i miei amici di aiutarmi a realizzare il progetto del teatro o.m. l’adesione all’associazione per la promozione del teatro o.m. fa avvicinare l’impresa alla sua realizzazione.
91. devo a mia moglie beate nitsch, scomparsa, l’acquisto del castello di prinzendorf. il suo impegno impareggiabile mi obbliga, oltre ad essere io stesso pronto a farlo, a portare il mio lavoro a compimento e a realizzazione.