Testi
manifesto
marzo 1963
la sismografia dell’eccitamento sensibile (che provoca piacere) diventa contenuto essenziale di produzioni artistiche attuali. le azioni analitiche dell’om theater giungono a un «naturalismo» della psiche che rende consapevoli. strati psichici collocati nel profondo, che prima si sottraevano all’area della trasmissione artistica, vengono ora raggiunti e cominciano ad agire. per esaurire in pieno le possibilità che ne risultano, è necessario il riconoscimento di un certo incondizionato esibizionismo. non bisogna farsi prendere dal timore di rappresentare la propria situazione psicopatologica. essa è sotto molti aspetti l’intensificazione e la tipizzazione di una disposizione generale degli uomini alla malattia, alla nevrosi collettiva che si esprime nel mito. rendendo formalmente consapevoli, colui che si estrania attraverso il processo creativo, adempie per sé e per gli altri uomini a una funzione catartica. l’arte non deve e non può tacere. l’intera sfera della vita deve accumularsi in essa. non esiste più una tematica. il mio «tema» è l’intensità del mio eccitamento, il «ribollimento del piacere», la voluttà di procreazione che si traspone nell’arte. tutto ciò che in me sembra essere tematica o tendenza è blasfemia creativa, un associare informale. la mia incapacità potrebbe significare di essere stato troppo poco intenso, di aver coltivato con la mia arte troppo poco piacere, di aver liberato troppo poca fregola. io posso osservare come da me stesso si sviluppi la capacità di eccitarmi sempre di più. da ciò nasce in modo quasi vegetativo una possibilità di legarsi più intensamente all’esistenza. i miei sforzi di sensibilizzazione formano un istintivo addentrarsi e crescere nell’essere. per mezzo di una sismografia informale io voglio sondare le mie più fini realtà psichiche, sensibili e pulsionali e dimostrare, oltre a ciò, la mia correlazione – anch’essa strutturata tipologicamente nel fisiologico e nello psichico collettivo – ad una certa maniera dell’umano reagire e percepire, il cui rappresentante più o meno fortemente caratterizzato posso essere io. tra i diversi modi dell’esperienza vissuta che si manifestano nell’umanità attraverso le religioni e tra diversi modi di abreazione, metodi di far fronte alla vita e di sublimazione, si può in un primo momento riconoscere, in un’ottica semplificante, una differenza primaria tra la riflessione sull’essere asiatica, che sublima attraverso la meditazione (budda, lao tse), e quella europea, che è caratterizzata dall’abreazione di breve durata, frenetica, eccessiva (dioniso, tragedia, croce). tutto in me, fin nel profondo della mia fisiologia, è connesso con la struttura europea, dionisiaca, eccessiva dell’abreazione per il superamento delle tensioni. tutti i miei valori dell’intensità, le mie predisposizioni verso soddisfacimenti frenetici, masochistici e sacrificali si redimono nell’azione. il vivere appieno le mie azioni, il loro effetto catartico, il loro immediato carattere di abreazione, soddisfa il bisogno profondo ed inconscio di vissuti imitativi rispetto a situazioni mitiche e sadomasochistiche e le sostituisce indirettamente. abreazioni possono così essere compiute per la via analiticamente informale dell’arte, senza dover essere filtrate da modelli mitici d’esperienza vissuta che invitano all’identificazione inconscia. quelle intensità che si “trasformano” nella sismografia del risultato dell’azione rivelano la causa latente di ogni eccesso mitico.
la mia pittura è la parte visiva (epica) dell’om theater derivata dalla superficie pittorica con il concorso dell’eccesso di fondo ed è in diretto rapporto con i forti eccitamenti sensibili che provo alla vista di
un uovo rotto sulla strada polpa aperta di un frutto ovatta immersa nell’urina pane bianco imbevuto di vino rose tea masticate e sminuzzate con i denti (bagnate di saliva) un telo bianco spruzzato di vino e acqua carne cruda e budella e alla presenza di odore di incenso e aceto. gli eccitamenti raggiunti durante il dilaniamento dell’agnello sono l’origine e mai un modello realizzato della mia pittura. mete che l’om theater e quindi la mia pittura si propongono di conseguire:
1. la pittura può svilupparsi fino a diventare una liturgia dipinta, una via di meditazione liturgica che richiede l’affermazione della vita;
2. attraverso l’om theater si deve creare una festa centrale di resurrezione per l’esistenza;
3. ogni discesa nel perverso, nel disgustoso avviene nel senso di un salvifico rendere coscienti.